L’Immortale presentato da Marco D’Amore, attore e regista
Mercoledì 27 novembre 2019 Marco D’Amore, attore e regista de L’Immortale, presenta il film sul palcoscenico dell’Amazon Xmas San Babila a Milano. All’interno di questa cornice già natalizia l’interprete e autore ci porta a scoprire i dettagli sul nuovo capitolo di Gomorra. Pur essendo totalmente integrato con la serie, il legame del film con l’adattamento televisivo è più complesso di quanto ci potremmo aspettare.
Il film L’Immortale in uscita al cinema da giovedì 5 dicembre 2019 è un progetto crossmediale che fa da ponte tra la quarta e la quinta stagione di Gomorra. Cosa c’è dietro questo progetto unico che, per la prima volta in assoluto, porta sul grande schermo un racconto che funge da collegamento tra due cicli di episodi di una serie televisiva? Parla Marco D’Amore, interprete di Ciro Di Marzio e regista de L’Immortale.
Ne L’Immortale perchè Ciro è vivo? Perchè “l’Immortale non lo uccide nessuno”?
Ciro è morto oppure è vivo? Questa la domanda che tiene col fiato sospeso i fan di Gomorra. Ciro è vivo, ma non bisogna pensare che questa scelta sia una benedizione. Nel trailer de L’Immortale diffuso il 12 novembre 2019 sentiamo la voce di Don Aniello (Nello Mascia) dire: “Allora è vero quello che si dice, l’Immortale non lo uccide nessuno”. Marco D’Amore commenta l’essenza del suo personaggio – Ciro Di Marzio – e il rapporto di Gomorra con la morte.
“In un certo momento anche nel modo più tragico, più violento, più efferato questa morte arriva a dare una pausa alle vite di questi esseri umani che hanno deciso di farsi la guerra e questo è un principio sacro a cui Gomorra ha fatto sempre fede.” Marco D’Amore ci ricorda che in quattro stagioni sono rimasti vittime degli eventi millecinquecento personaggi “e questo non è un numero inventato, è un numero reale.”
La ragione dietro questo numero strabiliante sta nella volontà di lanciare un “messaggio preciso cioè tutti quelli che scelgono di fare questa vita, che scelgono un determinato modo di stare al mondo, a un certo punto – molto prima di godersi la vita – muoiono”. Tra l’altro, la loro scomparsa non avviene mai in modo sereno, ma – sottolinea l’attore – muoiono “in malo modo”.
Gomorra, però, non è solo questo perchè a un mondo fatto di realismo accosta “la poetica del linguaggio”. Non è un caso che Ciro si chiami “L’Immortale, ma questa immortalità non è un dono di un semidio, ma è la condanna di un essere umano”. Per Ciro Di Marzio non può arrivare un senso di pace.
Perchè Ciro è (quasi) morto? Parla Marco D’Amore
In Gomorra 3 Ciro Di Marzio sprofonda nel mare di Napoli. Il dualismo e competizione tra Gennaro Savastano e Ciro Di Marzio per i fan sembrano essere imprescindibile. Dopo quella scena non è così scontato, visto che il secondo pare morire. Perchè Ciro è (quasi) morto e perchè, poi è stato riportato in vita?
Dietro al progetto di Gomorra ci sono tantissime dinamiche tra cui quelle della narrazione. Marco D’Amore ammette di aver sentito il “bisogno di spalancare una porta su un nuovo panorama per continuare nell’avventura legata a Ciro e mi è venuta questa idea”.
L’attore ha preso la palla al balzo della polemica sulla dinamica tra il piccolo e il grande schermo. In mezzo a tutti i discorsi, anche retorici, in cui si dice che la televisione tiene le persone lontane dal cinema, si è chiesto perchè non fare dialogare le due realtà. Decide, quindi, di raccontare “un capitolo ben definito e a sè stante” proprio nelle sale cinematografiche.
Proprio in quei giorni si stava parlando della fine di Ciro e, così nasce L’Immortale.
Perchè L’Immortale è “un tradimento necessario” nei confronti di Gomorra – La Serie
L’Immortale racconta una “Napoli che fu” in cui l’economia si poggiava sul contrabbando. Al tempo stesso c’è anche un altro piano, grigio, dei Paesi Baltici che fanno da quadro per altri generi di traffico.
Come si può raccontare ieri e oggi senza perdere la bussola? Marco D’Amore rivela che è “la scommessa più grande del film e, in sintesi, è il tradimento più alto che potessimo fare a Gomorra – La Serie.” Un tradimento “necessario perchè non andrete a vedere due puntate di Gomorra” al cinema. In un certo senso c’è un “superamento” della serie, non necessariamente in positivo. L’attore e regista del film lascia al pubblico decidere.
C’è un tradimento nel tempo perchè per la prima volta si torna indietro e si raccontano le origini di un personaggio. C’è anche “un tradimento nel linguaggio e […] della tecnologia” che porta in grande, sul grande schermo delle vicende prima costrette nella cornice di un televisore.
Quali sono i luoghi del film L’Immortale e come sono legati a Ciro
Il racconto del presente e del passato sono i due luoghi dell’animo del personaggio. Un luogo é legato “alla sua origine e al ricordo”. L’altro, é una sorta di “periferia dell’anima” in cui Ciro spera di essere dimenticato. Tuttavia c’è un passato che torna a bussare alla sua porta e gli ricorda, volente o nolente, “che da certe scelte […] non si può più tornare indietro”.
Come cambia Ciro dall’inizio di Gomorra a L’Immortale?
La figura di Ciro è quella di un fuggiasco. Da bambino deve fare i conti con il pauperismo. Poi pian piano cresce e il personaggio sembra non avere sentimenti.
Marco D’Amore ha fatto un lavoro su Ciro per condurlo dal punto A al punto B: come ci è riuscito? Che lavoro ha portato avanti? L’attore scherza: “Si é fatto vecchio, come me”.
Ciro “sperava in cuor suo di riuscire a mettere al posto giusto tutte le pedine sulla scacchiera”. Ovviamente non ne è capace: ha perduto molto sia per mano sua sia per mano di altri “e la miseria lo tormenta ogni giorno”. Ciro “continua a rivedere certe figure che gli sono state care negli occhi degli altri e questo è tremendo per chi sente una colpa” verso le vite degli altri.
Marco D’Amore racconta della sua prima volta sul set di Gomorra
Stefano Sollima, regista di Gomorra, ha un linguaggio tutto suo. “Stefano [Sollima] è stato il super artefice” della partecipazione di Marco d’Amore in Gomorra. Il regista e interprete de L’Immortale racconta di essere uno dei pochi attori campani a non aver avanzato una vera e propria candidatura per il ruolo nella celebre seria. È lo stesso Stefano Sollima a aver convinto Marco D’Amore a provare a entrare nei panni di Ciro, dopo aver visto il film Una vita tranquilla con lo stesso Marco D’Amore.
Come è stato il primo giorno di riprese da regista per Marco D’Amore?
Il primo giorno di riprese de L’Immortale mette in difficoltà Marco D’Amore, regista del lungometraggio. Racconta che il giorno del primo ciak “giravamo in una bisca a Napoli”.
“Fuori da questa bisca c’erano 700 persone” che volevano l’autografo e continuavano a interrompere i lavori. Marco d’Amore deve prendere le redini e partire con una scena con Giuseppe Aiello, il bambino che interpreta Ciro da piccolo. Insieme a lui tanti piccoli interpreti di otto e nove anni fanno una gran confusione e l’attore/regista ammette di aver pensato: “chi me l’ha fatto fare?”
La risposta è arrivata quando, dopo una sgridata e l’arrivo effettivo del primo ciak, si è innescata “la magia del cinema”.
L’Immortale anticipazioni e curiosità sul film
Forse proprio i bambini sono i soli a essere ancora innocenti non rendendosi conti del contesto. I grandi, invece, sembrano essere permeati da un senso di sconfitta. Marco D’Amore ammette che “per quanto riguarda Napoli senza retorica e senza pietismi volevo raccontare la povertà di quegli anni” perchè l’ha vissuta. A proposito di anni, forse non tutti sanno che Marco D’Amore e Ciro Di Marzio hanno la stessa età!
È “Napoli poverissima e una Napoli che in quel contesto aveva proprio abbandonato l’infanzia”. Negli anni Ottanta moltissime famiglie napoletane sopravvivevano con il contrabbando, ma “contrabbandare non significava solo uscire con gli scafi blu” ma anche che “c’era un indotto criminale”.
È una criminalità diversa da quella raccontata in Gomorra. In questo film si vede “lo scarto”: alcuni di quei contrabbandieri sono poi diventati assassini, spacciatori e criminali di altro genere.
Ne L’Immortale per i personaggi l’obiettivo è sopravvivere, “per loro [rispetto che in Gomorra, NdR] più che il potere è la vita” l’aspetto più importante.
Gomorra e L’Immortale come sono collegati?
Marco D’Amore racconta di un “assetto produttivo inedito” con L’Immortale. È riduttivo definirlo solo un film, ma lo è altrettanto chiamarlo “costola” di un racconto seriale televisivo. L’obiettivo del regista è quello di fare economia, non nel senso di risparmiare, ma di “razionalizzare le risorse”. Sceglie le “persone con cui lavorare, gli attori dal primo all’ultimo”: arrivare a girare in meno tempo possibile.
Questo film è girato in sette settimane, rivela Marco D’Amore. I film hollywoodiani solitamente ne richiedono dodici o tredici.
Con L’Immortale Marco D’Amore debutta alla regia: è la fine della carriera da attore?
Non è la fine della carriera da attore per Marco D’Amore, ma l’interprete non nasconde che “a un certo punto ognuno di noi deve fare i conti con la propria natura”.
Nel totale rispetto del mestiere dell’attore “io ho sempre pensato alle storie”, rivela. Riflette su come si sia sempre focalizzato di più “all’origine del racconto” rispetto al “mezzo”. La cosa che più gli interessa è imbarcarsi in un progetto e capire di volta in volta qual è il ruolo in cui porterebbe più valore aggiunto, che sia dietro o davanti alla cinepresa. Ammette che il suo futuro è “forse sempre meno” come interprete, in effetti.
Di certo non ha intenzione di rinunciare agli spettacoli teatrali. Il teatro “è il mio mondo, il palcoscenico è la mia casa” rivela. L’unica cosa di cui ha bisogno sono gli esseri umani che interagiscono con lui, mentre fa teatro.
Da dove nasce L’Immortale? Il diario di Marco D’Amore e il difficile rapporto con Ciro
Oltre al teatro, “a me quello che piace fare è scrivere per cui oltre alla materia che trovo, che è la sceneggiatura, me ne vado per altre strade” rivela Marco D’Amore.
Forse non tutti sanno che all’inizio non riusciva a trovare un contatto con Ciro “cosí glaciale“, “allora non so perchè mi sono messo a scrivere per parlargli”. Allora gli ha detto “smettila di fare il figo […] anche tu sei stato un bambino e ti è mancata la mamma”. Queste frasi scritte a un bambino immaginario sono diventate poi le pagine di un diario, un insieme di memorie indispensabili per la nascita e la realizzazione di questo film.
Perchè L’Immortale è un film da vedere anche per chi non ha visto Gomorra?
Per i fan di Gomorra L’Immortale riserva la grande soddisfazione di ritrovare due personaggi amati, ma perchè chi non ha mai visto Gomorra perchè mai dovrebbe andare al cinema a guardare il film? Questa è la vera scommessa di Marco D’Amore
La risposta sta nel fatto che L’Immortale è un racconto di un essere umano, “antieroico”, ma talmente umano da riguardare tutti.
Per i fan di Gomorra, invece, “seminati qui e lí” ci sono tanti di quegli easter egg che solo i più attenti possono cogliere e preparati perchè l’ultima mezz’ora pare ci sia qualcosa come un colpo di scena al minuto!
Bove armando dice
Credo che nell’attesa del film, proverò a vedermi tutta la serie completa, in modo da capire un po’ di piu I personaggi e il loro stile di vita, anche se non é uno stile da gente comune e per bene come la maggior parte di noi napoletani. Complimenti a Ciro, (marco d’amore) ottimo attore, spero che sia anche un ottimo regista. CHE DIO TI BENEDICA, porta sempre in alto la tua napoletaneità.