Lidia Poët criticata da una discendete dell’avvocata
Emancipazione femminile, libertà e giustizia per le donne fanno di Lidia Poët la seconda serie tv più vista su Netflix in Italia, e terza nel mondo. Eppure la serie diretta da Matteo Rovere e Letizia Lamartire non riesce a convincere proprio tutti.
Disponibile in piattaforma dallo scorso 15 febbraio 2023, Lidia Poët è una produzione targata Groenlandia creata da Guido Iuculano e Davide Orsini con protagonista una bravissima Matilda De Angelis, qui nei panni della prima donna avvocato della storia italiana.
Nonostante le visualizzazioni record, c’è qualcuno che non si lascia convincere dal fascino riproposto nell’elegante ambientazione Ottocentesca torinese, ma va oltre verso la veridicità di ciò che è stato riportato in questa storia.
Parliamo di Marilena Jahier Togliatto, pronipote nonché una delle ultime discendenti della vera Lidia Poët. Ebbene, come ha confermato la stessa donna in un’intervista rilasciata a La Stampa e riportata da Il Fatto Quotidiano, la serie tv è risultata per lei lontana dall’originale perché “fin troppo romanzata“.
“Mi lasci dire che in quella serie tv”- ha dichiarato Marilena Jahier Togliatto al giornale – “Non c’è sul serio nulla della mia parente Lidia: ne ho vista una sola puntata e poi ho abbandonato per sdegno”.

Ma non è tutto, perché ad aver commentato negativamente la serie tv è stato anche Valdo Poët, un altro diretto discendente della donna. Ecco le sue parole: “Mi sono bastati i racconti: io l’ho conosciuta quando avevo 7 anni a Diano Marina, ma me ne hanno sempre parlato come di una donna serissima, dedita soltanto allo studio, elegante e riservatissima”.
Se Valdo, tuttavia, ammette successivamente di poter dare una possibilità alla serie guardandone qualche spezzone, Marilena Jahier sembra invece determinata a non proseguire con la visione.
“Io non l’ho mai conosciuta Lidia” – ha continuato la donna nell’intervista a La stampa – “ma in famiglia se n’è sempre parlato tantissimo. Lei ha presente quella scenaccia di sesso all’inizio della prima puntata? E ha esaminato il linguaggio in cui scade a volte Lidia? È vero, è una fiction, ma nell’800 quelle parolacce manco esistevano!”.
Marilena Jahier, quindi, non solo ha accusato la produzione di aver romanzato la vita di Lidia, ma anche di averne storpiato l’identità. Non tardano poi ad arrivare altre critiche su alcuni dettagli non veritieri incontrati lungo la sceneggiatura della prima stagione.
Lidia, ad esempio, non avrebbe mai vissuto in una mega villa a Torino ma viveva nel Pinerolo, né suo fratello sarebbe stato sposato. I due, al contrario, avrebbero vissuto tutta la vita insieme circondati da servitù e lavoro.
Scopriamo quindi che la critica contro Lidia Poët è più chiara che mai: la serie tv Netflix, che non è un documentario, non è rimasta fedele alla vera figura della donna, ma non per questo ne ha compromesso il ricordo.
Diversamente, ha forse permesso di far arrivare il nome di questa importante donna a nuove generazioni che altrimenti non avrebbero mai avuto la possibilità di conoscerla, né in forma romanzata e nemmeno in quella reale.
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